Nell’ambito delle attività LDAR, non tutte le sorgenti di emissione sono uguali. Gli addetti ai lavori, infatti, sanno bene che le sorgenti afferenti a sostanze classificate H350 (cancerogene) godono di particolare attenzione per via del potenziale effetto delle loro emissioni sulla salute dell’uomo. Le autorità competenti, infatti, stabiliscono per questa tipologia di sorgenti, soglie limite molto restrittive, tipicamente 500 ppmv contro i 10.000/3.000 ppmv per le sorgenti non H350. Viene inoltre prescritta una frequenza di monitoraggio trimestrale a fronte di quella annuale applicata alle sorgenti non H350.
Parlando infine di tempi di intervento, nel caso di sorgenti H350 che hanno superato la soglia limite, vige l’obbligo di intervenire immediatamente.
E’ necessario quindi caratterizzare a monte le sorgenti per individuare quelle afferenti a stream cancerogeni.
Ma qual è il metodo utilizzato per definire uno stream, e di conseguenza tutte le sorgenti afferenti, come H350?
Nel caso di streams contenenti una sola sostanza chimica, ben identificata, il problema è di facile risoluzione:
“una sostanza che corrisponde ai criteri di classificazione come sostanza cancerogena di categoria 1 A o 1 B di cui all’allegato I del regolamento (CE) n. 1272/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio”
Nel caso di streams contenenti più sostanze chimiche avremo che:
“un preparato/miscela, “come previsto dal D.Lgs. 285/98 (sostituito dal D.Lgs. n. 65 del 14/03/03), è considerato cancerogeno quando contiene almeno una sostanza cancerogena in percentuale maggiore o uguale allo 0,1%, salvo limiti diversi e specifici di cancerogenicità riportati nella scheda delle singole sostanze nell’Allegato I alla Direttiva 67/548 CEE e s.m.i”
Ne consegue che realtà complesse, dove gli streams sono formati da decine di sostanze la cui composizione varia costantemente, si trovano di fronte ad un bel grattacapo: come identificare gli stream che possiedono sostanze cancerogene in concentrazione maggiore dello 0,1%.
Una soluzione è identificare come H350 tutti gli stream correlati a prodotti finiti e/o materi prime, che sono essi stessi H350. Questo approccio è di sicuro cautelativo ma porta ad un’eccessiva sovrastima delle sorgenti H350 con conseguente aumento dei costi di gestione del programma LDAR.
La soluzione tecnicamente più efficiente invece si basa su un monitoraggio puntuale, eseguito con doppia strumentazione, in grado di rilevare da una parte la concentrazione totale di Emissione e dall’altra la concentrazione delle sostanze cancerogene.
In questo modo è possibile determinare quali sorgenti sono effettivamente interessate al passaggio di streams H350.
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